Giri di giostra.


Giri di giostra.

Tornano
gli uomini,
a ripercorrere
gli istanti del dolore,
come un assassino
che torni sul luogo del delitto,
come se cullassero in seno
la maledizione
di preferire i passi già noti,
la vile consuetudine,
a quelli
che potrebbero salvarli.

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Speleologia interiore.


Speleologia interiore.

Non ho dimenticato nulla
di quei lunghi giorni piovosi.
Non una parola,
né uno sguardo.
La pioggia
porta via con sé
le tracce polverose
delle giornate di sole,
ma scava dentro l’anima
carsiche vie che segnano inesorabilmente i pensieri
e che, di tanto in tanto,
tornano ad allagarsi di nuovo.
In queste nascoste vie d’acqua
perdura la memoria,
nell’eco di quelle lontane voci,
delle ore andate
e delle basse frequenze
del rimosso dolore.

Ai pesci non importa.


Ai pesci non importa.

Guardo, con insistenza,
le mie scarpe rotte
fluttuare
e frugo ancora
nel fondo delle tasche
per ritrovarvi resti
d’un sogno umano,
in questa disumana
marea di corpi e di speranze,
naufragati e spersi sulla battigia.
Guardo l’orizzonte piatto e blu,
senza confine.
Non ci sono confini né frontiere
dove ti chiedono chi sei,
perché sei partito,
che lavoro vuoi fare,
dove intendi andare
o se c’è guerra
nel paese che hai lasciato.
Nessuno che ti chieda l’età,
in cosa credi, chi ami.
Ai pesci non importa nulla
di chi gli galleggia accanto,
l’acqua ti culla,
dopo averti accolto:
nessuna quota di ripartizione
qui.
Qui c’è posto per tutti.

Domande.


Domande.

Cosa indusse
i nostri cuori
a rinsavire?
L’oblio dell’ombra
che s’allungò,
rapace,
sui nostri sguardi
o il macerarsi lento,
nel dolore,
d’ogni smarrita speranza?
Le domande
si disperdono nell’acqua,
come foglie in autunno.

Arrivederci.


Arrivederci.

Altre orme
si uniscono
ad infinite file
d’eguali orme,
in un continuum
di lente
sparizioni dolorose.
Sconfinate,
in lento pellegrinaggio,
oltre i luoghi conosciuti
all’intelletto,
s’incamminano.
Gli echi dei passi,
infine, farsi sgomento
e silenzio.
Chissà dove si trova,
il luogo dei reincontri,
quel sorridersi ancora
come se tutto dovesse
per sempre durare,
tra una promessa
per gli anni a venire,
o forse solo
per il giorno dopo.

Generazione Bataclan


Sono persone, non numeri di per sé già tragici, i dispersi, i sopravvissuti, i tanti caduti in questa quotidiana guerra contro il terrore. Una toccante Spoon River di vite vere, di affetti straziati, di splendidi futuri interrotti, di gesti coraggiosi e di ricordi che nessuna violenza può strappare dal cuore di chi sopravvive.
il sito di Generazione Bataclan
http://www.brogi.info/2015/11/generazione-bataclan-una-pagina-facebook-per-capire-e-ricordare.html