Spazi.
Lontano dai litigi,
dalle polemiche,
un angolo d’ombra
ritagliato ad un sole
che brucia anche l’anima.
È lo spazio silenzioso
d’un mio pensiero
per te.
ricordi
Bambina con cappello.
Ritorni a giorni lontani.
Ritorni a giorni lontani.
Inquieta,
una foglia tribola
il suo eterno e problematico distacco
dal ramo annerito dall’inverno
della sua vita.
La osservo,
consapevole di una subliminale assonanza
di ruoli.
Indifferente, il tramestio armonico dei canti di uccelli
mi avvolge,
tra tenui frammenti
a ricordarmi l’oggi.
Ricordi.
Ricordi.
Ricordo ogni nostro
magnifico istante,
il folto dei pensieri
aggrottati tra le sopracciglia,
schiudersi
in un lampo dei tuoi occhi
e la ruga d’espressione della fronte sciogliersi
nel più indifeso dei tuoi sguardi.
Quella tua voce arrochirsi,
attorcigliandosi
nell’abbracciare,
senza sosta,
un “Ti amo”.
Ricordo
l’infinito racchiuso
in ogni nostro
infinitesimo e minimo
istante di gioia.
L’impermanenza.
Cadenze lente.
Cadenze lente.
M’adagio,
mollemente,
in questo indugio
che assaporo
e che mi parla lento
ancora di noi,
d’un estenuato abbraccio,
di soffici silenzi
regalati
con gli occhi.
Lenzuola.
Lenzuola.
Rivolgimi pensieri
malinconici,
dispiegandoli con cura
accanto al tuo respiro.
Veglieranno, quieti,
la nostra nostalgia.
Nella notte.
Nella notte
Ne ho visti
di giorni sciatti,
rovesciati ai margini
di strade solitarie.
Dipinti appena,
in certe mattinate d’autunno
dai rossi cupi,
dai gialli sporchi,
e dalle foglie già fattesi,
esse stesse, ormai terra.
E ti è accanto,
ancora vivo,
solo un ricordo appannato,
un tenersi per mano
incerto,
nella notte della vita.
La pelle rammenta.
La pelle rammenta.
La pelle rammenta
momenti scarlatti,
frenesie degli occhi
e travolti pensieri.
Ed i risvegli,
tra rivoli di parole dimenticate
e il cuore, confuso,
abbarbicato alle tue labbra,
scogli scoscesi e fermi.
Due sentinelle notturne
contro la deriva del tempo.
Errori di gioventù.
Errori di gioventù.
Del bianco incresparsi
delle onde,
nelle nomadi notti,
ho ricordo,
non dei tuoi baci,
che ho seppellito sotto strati
di inumano dolore.
Delle note che dividemmo
e di cui cibammo le nostre anime arrabbiate e affamate del domani,
ho ricordo,
non della tua voce lontana.
Dei miei occhi febbrili
ho ricordo
e dell’inquieta certezza
di non trovare eco al mio cuore,
per il resto dei giorni
che sarebbero giunti.
Eppure di questo sbaglio
ancora non smetto di stupirmi,
ed il sapore dei tuoi baci
e la carezza delle tue parole
non sanno stancarmi.