“Io non devo scordare
che il cielo
fu in me”
Non senza qualche difficoltà – perchè anche la cultura non è insensibile alla moda – mi sono procurata “Nelle immagini l’anima” – il libro che raccoglie alcune delle fotografie fatte da Antonia Pozzi (1912-1938), più nota in veste di poetessa.
“Caro Dino, l’altro giorno hai detto che nelle fotografie si vede la mia anima: e allora eccotele. Perchè l’unico fratello della mia anima sei tu e tutte le cose che mi son state più care le voglio lasciare in eredità a te, ora che la mia anima si avvia per una strada dove le occorre appannarsi, mascherarsi, amputarsi [… ] che tu almeno possa foggiare la tua vita come io sognavo che divenisse la mia: tutta nutrita dal di dentro e senza schiavitù. In ciascuna di queste immagini vedi ripetuto questo augurio, questa certezza”
Questo scriveva Antonia, al suo amico e compagno di studi Dino Formaggio non molto tempo prima di togliersi la vita: una vita in cui aveva dovuto ripiegare le ali del suo sogno (e del suo amore imprudente ed inaccettabile – a soli diciassette anni – per il suo professore di liceo Antonio Maria Cervi) troppo grande, troppo rumoroso per la sua famiglia benestante, benpensante, autoritaria ed alimentato da un doloroso talento incompreso persino dalla diffidente cerchia di intellettuali colti di cui faceva parte parte il suo professore all’Università, il filosofo Antonio Banfi. Con un malcelato disprezzo i suoi versi venivano considerati troppo sentimentali, troppo femminili, con ciò etichettandoli con una sorta di “intrinseca limitazione” al senso d’universalità che deve avere in sè la poesia e a quello di un certo superomismo tanto in voga al tempo.
La fragilità sussurrata della sua anima, il suo esondare dai limiti prescritti per il suo ruolo femminile divennero presto un fardello troppo pesante con cui convivere.
Mi piace condividere qui una piccola parte della magia che questo libro e le poesie di Antonia Pozzi mi hanno donato, trascrivendovi una delle poesie che lei, spesso, annotava dietro o accanto ad una sua fotografia.
Questa si riferisce ad una foto del mare che si schianta sulla scogliera di Portofino…
” Ritorno ed è ancora sul greto
orma di mare,
mentre l’onda si esilia.
E m’imbarca:
e saluto le rive e i colori,
sfumo nel dolce morente
tramonto,
con te mare,
ora vasta
della mia fine notturna.”
“La mia vita sola
in mare aperto
come una vela sperduta”
#AntoniaPozzi – Tramonto corrucciato. Il sole/chino sul grembo della montagna/con tensione/grifagna/sembrava un occhio stupefatto d’arancione/cigliato/di raggi a lame vivide/sotto un sopracciglio corrucciato/di nubi livide. #poesia
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“gli occhi, due coppe alzate verso l’ultima Luce”… che versi potenti e straordinari…
La Pozzi è straordinaria. Ha parole che fotografano ( l’altra sua grande passione) l’universo che costringiamo nel limite angusto dei nostri corpi
Girando per il web ho trovato il tuo sito.. volevo farti i complimenti perchè è davvero ben curato.. aggiornalo di più (critica costruttiva).. ciaooo
Non riesco più a trovarne il tempo, purtroppo. Grazie comunque.
Sapevo di Antonia, la seguo da tempo fra le varie pagine di poesia ma ritengo non sia valorizzata quanto basta… e parlare di lei non basterebbe mai perché è profonda e lucida nelle sue parole, nelle quali serve fermarsi ad ascoltare quello che veramente lei ha da dire. Complimenti per il tuo blog