Il collezionista.
Ti ostini
a osservarmi,
mentre puntello,
con grani di infelicità
inespressa,
l’ologramma sfocato
di quella
che avrei voluto
fosse la mia esistenza.
Hai l’aria incuriosita
del ragazzino che gioca
a fare l’entomologo
assistendo agli spasimi
agonici d’una sua farfalla
infilzata.
Ma tu avresti dovuto dirmelo
che avresti fatto
di un progetto sognato
un vuoto almanacco di ricordi
e delle mie emozioni
uno scialbo e consunto
reliquiario di “non ricordo”,
chiusi sotto vetro.