6 – Peggy


dall’album The Band dei Bengala Fire
… continua…
Riprendo, dopo un’interruzione dovuta allo scarso tempo disponibile, la lettura (esclusivamente personale e da non addetta ai lavori) del disco “The Band”, album d’esordio dei Bengala Fire.
Questo pezzo – posto proprio nell’area mediana dei brani proposti – si stacca in modo netto dal mood che unifica l’intera proposta. Ci fornisce un attimo più introspettivo, più rallentato, rarefatto al punto di parere della “stessa sostanza dei sogni” o di una temporanea interruzione del respiro, come un’immagine residuale che resti dopo un flash che si è scolpito nei ricordi: ci narra una storia stranita, ipnotica e suggestiva, ed è caratterizzato da una dolcezza estenuata che lambisce l’abbraccio emotivo e partecipe di una voce e una mente compositiva – quasi come un medium – in una personalità altrui borderline, irrisolta, che si fa attraversare dalla vita più che guidarla. In una sospensione sognante della volontà che ricorda una forma di dipendenza psichica emotiva, un amore dal gusto malato e distruttivo. E questo abbraccio, senza ergersi a giudicare, sa farlo la voce di Mario, con l’acutezza e profondità di chi si immedesimi in una sensibilità femminile, tanto da sfiorare nei toni e nella ritmica la voce da cantastorie la nostra “cantautora” d’eccellenza, Carmen Consoli.

Nel testo numerosi i riferimenti letterari a Dance dance dance di Murakami: l’uomo pecora, il Dolphin Hotel, la presenza di un’entità maligna, attrattiva e annientatrice.
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