Avec le temps
Non odio più.
L’indifferenza è un lago calmo
che ricopre ogni rancore.
Nell’oblio
incateno al fondo
anche le amare parole del ricatto,
affogandole,
tra il molle e obliquo ondeggiare
d’alga.
Il carillon.
Guardami
con la dolce nostalgia
con cui si guarda
un carillon dimenticato,
ritrovato nel baule dell’anima.
Del tuo sorriso
sarò melodia.
Battigia.
I miei pelagici ricordi
sciamano,
mollemente appesi
a una risacca oceanica.
Come malumori diffusi,
cui manchi la voglia
di dissimularsi
in stanchi e spenti sorrisi,
si insabbiano
in attesa di nuovi giorni.
Gabbiani frenetici
a becchettare l’orlo
di questo vuoto.
Hammam.
Mi lascio accarezzare dalla luce che filtra, nell’umido silenzio della stanza. Tenui sciabordii d’acqua e voci sommerse e confuse mi giungono appena sulla pelle.
Galleggio lentamente ed osservo la mia anima che vola verso l’azzurro intenso di questo cielo d’estate.
Sbatte le ali e sbatte essa stessa contro la vetrata, tra me e l’azzurro, tra lei e il cielo.
Non smetterò, non smetterà mai, fino a che non verrà il buio della notte a quietarne il volo.
Confluenze.Confluenze.
Resto così,
liquidamente disciolta
in un lento fiume
di pensieri.
Accanto a quei luoghi magici,
dove acqua
con altre acque si disperde,
ritrovo l’iniquo senso
di questo folle dissiparsi,
in rivoli fragili,
in pozze grevi.
Di quanti minuti abbisogno,
ad occhi chiusi,
per ricordare il mare?
Mi confluisce il cuore,
il suo battere teso,
nello scadenzarsi
dell’attimo
di un eterno ieri.
Speleologia interiore.
Non ho dimenticato nulla
di quei lunghi giorni piovosi.
Non una parola,
né uno sguardo.
La pioggia
porta via con sé
le tracce polverose
delle giornate di sole,
ma scava dentro l’anima
carsiche vie che segnano inesorabilmente i pensieri
e che, di tanto in tanto,
tornano ad allagarsi di nuovo.
In queste nascoste vie d’acqua
perdura la memoria,
nell’eco di quelle lontane voci,
delle ore andate
e delle basse frequenze
del rimosso dolore.
gialloesse
homo sum: nihil humani a me alienum puto ... τό βιβλίον τῆς ἐμῆς ψυχῆς
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